Fare qualità significa operare in ottica di “prevenzione” piuttosto che di riparazione.

Gli Egizi, i Greci, le civiltà precolombiane destinavano all’eternità i loro manufatti architettonici. Ma quasi tutte queste opere erano espressioni religiose dei loro tempi. Le case del quotidiano raramente sono giunte a noi. Perché?  Era un problema di qualità dei manufatti?
Certamente, ma soprattutto era diversa la qualità dell’idea che stava dietro ad esse e la volontà sul prodotto. C’era l’intenzione di costruire case per un determinato utilizzo, quindi per una determinata durata. Cioè si trattava di decidere che “case” costruire, o che “templi”.

Il problema della “qualità” di cui oggi si parla moltissimo – si imposta circa allo stesso modo.
Si tratta di “decidere” che tipo di manufatto costruire. Ma per prendere decisioni in modo oculato e ragionevole è bene disporre di una serie di dati e di informazioni che siano in grado di aiutare la comprensione del problema ed indicare alcune soluzioni. Non è pensabile risolvere problemi qualitativi senza una corretta analisi ed una attenta riflessione.
“Pensare prima” potrebbe essere quindi lo slogan per chi deve progettare.
L’attenta e scrupolosa osservanza di questo approccio sarà indice di “qualità nel processo di progettazione”. Pensare prima a qualche cosa che non si pensava, oppure a qualche cosa che era presente solo come “impressione” o “intuizione” nelle nostre conoscenze. Pensare vuoi dire porsi in modo ragionevole di fronte alla realtà considerando problemi, obiettivi e alternative.
Pensare anche a qualche cosa di nuovo. Un esempio relativo al settore dei semi lavorati per l’edilizia ci viene dal Giappone ove alcune case sono costruite con travature non più in acciaio, ma in speciali resine – tipo kevlar – assai più leggere dell’acciaio ma anche molto più resistenti.
Se imbocchiamo questa strada per giungere alla qualità arriveremo a dire che quest’ultima non è una caratteristica dei prodotti, o perlomeno non
solamente. Se un accessorio per l’edilizia, es. un lucernario, è di per sé buono come prodotto, ma nel montaggio non “resiste” a determinate sollecitazioni e cede, con conseguente danno all’abitazione, si può ancora parlare di qualità?
Oggi no, in quanto la nuova definizione di qualità è “la totale e completa soddisfazione del Cliente”.
Ecco quindi che i prodotti devono avere in loro quelle caratteristiche che soddisfano tutti coloro che sono coinvolti nel loro uso. Si tratta quindi di
qualità del processo con il quale si opera, o come dicevamo all’inizio dell’idea.
Per parlare in modo corretto di qualità vanno precisati alcuni termini.
1. La qualità dell’operare di un architetto, come di qualsiasi azienda, è data dalla “soddisfazione del cliente”. Sembra semplice, eppure quante volte si è scelta qualche cosa che noi consideravamo più adatta, dal nostro punto di vista? La qualità è la soddisfazione del Cliente, e non solo il desiderio di farla. Non basta osservare in modo scrupoloso le specifiche di progetto, occorre che queste specifiche siano frutto di una mediazione, la migliore possibile, con i clienti in modo da far loro capire i limiti e i vantaggi che determinate soluzioni anche di tipo “protettivo” garantiscono, a volte con un anticipo di investimenti.

2. Ma la vera qualità è soddisfazione del Cliente nel tempo. Chi acquisterebbe con soddisfazione una casa, per scoprire poi che determinate caratteristiche non permangono?
Che il manufatto non è affidabile nel suo insieme o in alcuni suoi particolari? Ecco allora che non può essere indifferente, a chi è interessato alla qualità, l’attenzione alla durata del prodotto.
È quindi importante evitare in modo assoluto problemi successivi alla realizzazione.
3. Quindi la qualità dipende, al 70%, da ciò che c’è prima della produzione. Ciò significa che chi “pensa” prima di produrre è in gran parte responsabile della qualità che poi i Clienti si troveranno a godere, nel bene e nel male.
Prima della costruzione di un immobile, del suo restauro, c’è un progetto nel suo insieme, sia come indicazioni volumetriche costruttive, sia come indicazioni di materiali da utilizzare. Utilizzare klinker o Cotto Fiorentino, oppure della Monocottura non è lo stesso – e non solo per gli occhi – così come impermeabilizzare o meno non è lo stesso, anche se esteticamente non si nota molta differenza. Si tratta di considerare alcuni aspetti non solo estetici del progetto, ma anche di affidabilità nel tempo, nonché di costi.
Una corretta impermeabilizzazione non costa più del 2% dell’intero progetto, eppure il 70% dei danni ad un manufatto deriva da infiltrazioni d’acqua.

4. La qualità non è una caratteristica del prodotto, ma del processo che lo genera. Si tratta di capire che nessun processo sforna un prodotto migliore
di se stesso. Ciò significa che il segreto di alta qualità è nel processo! Processo inteso in senso lato, non solo processo di produzione, ma anche
processo d’analisi, di valutazione delle alternative, di raccolta delle informazioni, di
vaglio delle possibilità, di presa di decisione…
Anche questi sono processi, anche se non sono processi “industriali”, ma manageriali.
5. La qualità è risparmio. Anche se lavorare in regime di qualità può provocare un aumento
iniziale degli investimenti, se si vanno ad evidenziare tutti gli elementi che contribuiscono alle voci di costo di un immobile, si vede che una corretta progettazione è indubbiamente fonte di risparmio. Il Costo iniziale può anche essere un
po’ più consistente, ma sicuramente il Costo
totale – il costo iniziale, più tutti i costi di manutenzione ordinaria e straordinaria di un
immobile ne viene compresso. A tal proposito si parla di “costi della Non-Qualità”, intendendo
con ciò soprattutto i costi per la correzione dei difetti o degli “insuccessi”. In genere un intervento correttivo è tanto più costoso quanto
più è lontano dalla “produzione” che lo ha determinato. Stante queste indicazioni risulta chiaro come modalità operative datate siano destinate quantomcno ad essere riviste e ridefinite. Si sta avviando un processo globale che tenderà a premiare solo coloro che sapranno
rinnovare la loro professionalità in modo coerente con alcune indicazioni che vengono dal mercato.
Una tra queste, e non certo la meno importante, è l’affidabilità. Ecco perché l’impermeabilizzazione
degli edifici sarà sempre più importante, in quanto ben il 70% dei danni derivano proprio da infiltrazioni d’acqua.
È ormai un movimento generale quello che spinge ogni settore – anche l’edilizia – ad operare
in ottica di “prevenzione” piuttosto che di riparazione.